Dipartimento di Culture, Educazione e Società |
Istituto di Studi Penalistici Alimena |
Gli Alimena
Francesco (Α 1836 - Ω 1902)
Francesco Alimena nacque a Cosenza il 6 settembre 1836. Trascorse l’adolescenza in uno di quei Collegi di Gesuiti dette “Scuole di Umanità” e si rivelò un eccezionale studente divenendo insegnante di giovani più grandi di lui. Rifiutò l’avvio alla carriera di predicatore evangelico ed iniziò da solo gli studi del diritto, divenendo in pochi anni l’avvocato più ascoltato e ricercato. Lasciò il suo nome in tutte le Assise del Mezzogiorno: oratore sommo del suo tempo, è ricordato quale figura alta e illustre nella storia dell’oratoria italiana per il suo secolo, l’800. Lo dissero un gigante della parola e che al suo banco di difensore si trasfigurasse. Restano poderosi gli scritti rievocativi e commemorativi di quanti ebbero a vivere nella sua epoca e di quanti ne raccolsero i ricordi. Per tutti: Nicola Serra, Nicola Misasi in un lavoro del 1912, Adolfo Berardelli in uno discorso all’Accademia forense di Roma nell’ aprile del 1924, Ferdinando Cassiani che ne scriveva «sovrastava in quell’epoca sopra tutti l’ala formidabile di Francesco Alimena», Gennaro Cassiani. Enrico Pessina, Maestro di Diritto e procedura penale nell’Università di Napoli, ne scriveva come «aquila superba nei grandi cieli della eloquenza» ed Enrico Ferri, dalla cattedra dell’Ateneo romano, ne diceva che «imprimeva nei processi la sua unghia di leone».
Eletto deputato di Cosenza per
Illustrò
Bernardino (Α 1861 - Ω 1915)
Bernardino Alimena nacque a Cosenza il 12 settembre 1861, da Francesco e da Maria Zumbini, nipote di Bonaventura, il noto critico letterario, professore di letteratura italiana nell’Università di Napoli, di cui fu Rettore, e Accademico dei Lincei. A Napoli, dal 1881 al 1884, Bernardino Alimena frequentò i corsi di giurisprudenza, che completò a Roma dove si laureò il 2 luglio 1885. L’anno dopo pubblicò Su la psicologia della premeditazione nell’Archivio di Psichiatria, Scienze penali ed Antropologia criminale, saggio tratto dalla più ampia opera – la tesi di laurea ampliata e rielaborata – che venne pubblicata a Torino nel 1887: La premeditazione in rapporto alla psicologia, al diritto, alla legislazione comparata.
Dopo la laurea soggiornò per lunghi periodi a Cosenza, di cui, oltre che consigliere comunale, fu anche sindaco nel 1889, il primo eletto direttamente dai cittadini. L’attività politica lo vide eletto, nel marzo 1909, deputato per il collegio di Cosenza, ma si dimise dopo due mesi. Fu anche candidato nelle elezioni del 1913. Benché gli impegni scientifici e accademici lo tenessero lontano da Cosenza, negli anni successivi, Alimena, penalista ormai di fama nazionale ed internazionale, non smise di interessarsi alle vicende della sua città natale, impegnandosi in prima persona in un’opera di rinnovamento e divulgazione culturale che coinvolgesse anche gli strati più emarginati della popolazione. In questo senso si posero le iniziative culturali promosse dallo stesso penalista insieme ad altri intellettuali cosentini: come ad esempio il Circolo di cultura di Cosenza fondato nel 1901 da Pasquale Rossi, a cui nel 1902 Alimena partecipò con una serie di conferenze, o l’Accademia Cosentina in cui ricoprì la carica di presidente nel 1903, o le iniziative editoriali locali alle quali Alimena non mancò di testimoniare il suo appoggio. L’importanza del contributo di Alimena a tali iniziative è confermato tra l’altro dalle parole – riportate da T. Cornacchioli e G. Spadafora – che Pasquale Rossi rivolse nel 1902 al penalista cosentino dalle colonne de Il Domani: «Cosenza nuova ed intellettuale si accolse e si accoglierà ancora attorno alla persona di Bernardino Alimena, l’illustre criminologo. Certo molto concorsero a questo risultato la forma ed il valore dell’uomo, le sue convinzioni politiche religiose intonate all’ambiente nostro [...] Cosenza volle testimoniare allo scienziato che la onora, la sua ammirazione».
Ottenne la libera docenza nell’Università di Napoli, in diritto penale nel 1889 e in procedura penale nel 1890, ma solo nel 1894 iniziò i corsi, con la prolusione dal titolo La scuola critica di diritto penale, pubblicata a Napoli nello stesso anno. La successiva carriera universitaria di Bernardino Alimena, dopo la nomina nel 1899 a professore straordinario nell’Università di Cagliari, fu legata alla facoltà di giurisprudenza della Regia Università di Modena, nella quale nello stesso 1899 fu nominato professore straordinario, per poi essere promosso ordinario il 1° dicembre 1902, ove insegnò per quindici anni, fino alla sua morte avvenuta il 30 luglio 1915. Prese parte attivamente anche alla vita scientifica internazionale, intervenendo a vari e importanti congressi a Parigi, a Pietroburgo, a Bruxelles.
La formazione giuridica di Alimena si compì negli anni di crisi della penalistica italiana dovuta alla diffusione delle scienze sociali come l’antropologia e la sociologia, che contribuirono all’affermazione del metodo positivista nel diritto e nella procedura penale. In campo europeo, dopo un primo riconoscimento, la scuola positiva italiana venne attaccata duramente dalla componente francese che le contestava l’eccessivo legame con la figura di Cesare Lombroso e con le sue teorie. Cresciuto, dunque, tra le più accese polemiche della scuola positiva di diritto criminale, Bernardino Alimena ben presto si rese conto che la sanzione penale, per diventare arma efficace di difesa sociale, doveva essere determinata da una conoscenza profonda delle cause del delitto. Rivolse perciò la sua attenzione ed il suo studio alla filosofia del diritto e per completare la teoria dell’intimidabilità dell’Impallomeni cercò di innestare le teorie positivistiche, necessariamente derivate da una rigida concezione determinista, con quella reviviscenza del libero arbitrio che è la responsabilità morale. Cogliendo l’urgenza di un rinnovamento della scuola positiva italiana, si inserì nel dibattito nazionale ed internazionale dando vita ad una scuola di diritto penale con l’obiettivo di frenare la deriva antropologica in cui stava scivolando il positivismo italiano, e dall’altro di superare la contrapposizione tra scuole che impediva il progresso della scienza giuridica. Assumendo una posizione netta e ferma tra la scuola positiva e quella classica, volle non solo che il naturalismo e la sociologia non si sovrapponessero al diritto, ma che il primo divenisse una direttiva del pensiero cauta, approfondita e ritemprata alle fonti sicure della critica positiva; divenne così uno dei primi e più efficaci propugnatori di quella corrente che venne definita “terza scuola” e che l’Alimena stesso chiamò “scuola critica”. Tenendosi lontano dai dogmatismi della scuola classica come dagli eccessi della scuola antropologica, cercò di assegnare il giusto posto e la dovuta importanza al diritto penale di fronte alla biologia, alla sociologia ed allo stesso diritto pubblico, reagendo al tempo stesso alla corrente tedescofila. Convinto che «il diritto penale si trova tutto nel grande confluente del diritto e della psicologia», compose opere poderose nelle quali, oltre ad acutezza e genialità di giurista e di filosofo, limpidezza ed eleganza di forma, profondità e vastità di cultura storica e di tutte le legislazioni penali accessibili allo studioso, seppe infondere – come ha evidenziato De Marsico – «una vita complessa e durevole, dove il postulato teorico armonizza col fatto lo studio del diritto patrio si concatena per vincoli organici con quello del diritto comparato, la norma del Codice è confortata dal documento psicologico, la parola del legislatore s’illumina delle intuizioni dell’arte, e sulle squisite sottigliezze della teoria prevale la profonda investigazione della realtà»
Le sue opere principali sono: La premeditazione in rapporto alla psicologia, al diritto, alla legislazione comparata, Torino, 1887; La scuola critica di diritto penale (Prolusione al corso di diritto e procedura penale nell’Università di Napoli), Napoli, 1894; I limiti e i modificatori dell’imputabilità, Torino, 1894-1898, 3 voll.; Il delitto nell’arte (Prolusione al corso di diritto e procedura penale nell’Università di Cagliari), Torino, 1899; Lo studio del diritto penale nelle condizioni attuali del sapere (Prolusione al corso di diritto e procedura penale nell’Università di Modena) (Riv. Dir. Pen. e Soc. Crim., 1900); Causalità, mezzo antigiuridico o prevedibilità?, ibid., 1900; Imputabilità e causalità, Modena, 1904; Del concorso di reati e di pene, Milano, 1904; Note polemiche intorno alla teoria dell’imputabilità (Studi Fadda, Napoli, 1906); Studi di procedura penale, Torino, 1906; Dei delitti contro la persona, Milano, 1907; Princìpi di diritto penale, Napoli, 1910-12, 2 voll.; Note filosofiche d’un criminalista, Modena, 1911; Princìpi di procedura penale, Napoli, 1914, limit. al I vol.
Per ulteriori informazioni biografiche su Bernardino Alimena si vedano: Aa.Vv., Dizionario Biografico degli italiani, II, alla voce “Alimena” curata da R. Abbondanza, Ist. Enciclopedia, Roma, 1960; Aa.Vv., Bernardino Alimena. in Rivista di diritto e procedura penale, 1 (1915), pp. 513 ss.; M. Alimena Zumbini (a cura di), Bernardino Alimena nel rimpianto degli italiani, Cosenza 1916; G. Amellino, Bernardino Alimena e la «terza scuola» di diritto penale, in Studio Giuridico napoletano, 1 (1915), pp. 171 ss.; P. Arena, Bernardino Alimena, Reggio Calabria, 1934; D.A. Cardone, Filosofi calabresi, Palmi, 1925, pp. 199 ss.; C.G. Mor, Storia dell’Università di Modena, Modena, 1952; T. Cornacchioli, G. Spadafora, Pasquale Rossi e il problema della folla. Socialismo, mezzogiorno, educazione, Roma, 2000; G.B. De Mauro, Bernardino Alimena, in
Francesco (A 1898 - Ω 1949)
Francesco Alimena, figlio di Bernardino, nacque a Cosenza il 6 ottobre 1898. Dopo aver partecipato alla Grande guerra del 1915-1918 quale Ufficiale d’artiglieria da montagna ed essere stato insignito della Croce al merito di guerra, nel 1921 conseguì la laurea in giurisprudenza nella Regia Università degli studi di Roma. Nel 1929 partecipò al concorso della Fondazione Sestini indetto dalla Rivista Penale fondata dal Prof. Luigi Lucchini, conseguendone il premio per il lavoro Se l’azione penale possa concepirsi come un’attività obbligatoria dello Stato.
Nel 1934 conseguì la libera docenza in Diritto e procedura penale nelle Università. Negli anni 1936 e 1938 nel Concorsi banditi per
Nel 1939 fu proclamato vincitore del concorso di professore straordinario alla cattedra di Diritto e procedura penale nella Regia Università di Sassari, ma non fu nominato perché celibe. Coniugatosi nel 1941 con Luigia Serra, figlia di Ludovico e di Armenia Rodotà de’ Coronei, fu nominato Professore straordinario nella Regia Università di Cagliari nell’ottobre del 1941 quale titolare della cattedra di Diritto penale insegnandovi negli anni accademici 1941-1942 e 1942-1943, anche con gli incarichi degli insegnamenti di Procedura penale, di Diritto amministrativo e di Diritto costituzionale italiano e comparato.
Nel novembre del 1942 venne designato dalla Facoltà giuridica della Regia Università di Padova a successore dell’eminente Prof. Vincenzo Manzini nella Cattedra di Diritto penale, ma il Ministro dell’epoca v’inviò altro professore. Nel maggio del 1943 fu trasferito alla cattedra di Diritto penale con l’incarico della Procedura penale nella Regia Università di Trieste con conferma della Facoltà con voti unanimi, con decorrenza dal 29 ottobre 1943. Nella impossibilità a raggiungere la sede di Trieste a causa della guerra che aveva diviso l’Italia, dal Ministro della Pubblica istruzione (allora sedente in Salerno) fu messo temporaneamente a disposizione del Provveditore degli studi di Cosenza con l’incarico di riordinare e sistemare
Alla liberazione di Roma, dal Ministro della Giustizia venne nominato componente della Commissione di riforma del codice di procedura penale, restando in atti importanti suoi pareri scritti ed in specie il parere su di uno schema di Decreto legge sulla partecipazione della difesa alla istruzione formale.
Nel 1945, liberata l’alta Italia, raggiunse la sede universitaria di Trieste. L’insegnamento del Diritto penale fu iniziato con
Nel 1947 fu giudicato ed elevato alla dignità di Professore ordinario di Diritto e procedura Penale nelle Università, restando nell’Università di Trieste fino al 1948 quando, chiamato con voto unanime dalla Facoltà giuridica dell’Università di Catania, quale Professore ordinario succedeva alla cattedra di Procedura penale già del Prof. Guglielmo Sabatini. Tenne la prolusione al corso ufficiale di Diritto processuale penale il 30 gennaio 1949, sul tema “Il problema della Corte d’Assise”.
Fu membro del Direttorio e del Sindacato degli avvocati e procuratori di Cosenza dal 1935 al luglio 19143. Fu Socio ordinario dell’Accademia cosentina e ne rivestì la carica di Segretario Perpetuo. La morte lo colse, giovane, a Cosenza il 15 marzo 1949.
Ha lascito molte opere scientifiche, complesse produzioni pubblicate che costituiscono importanti studi sui principi di teoria generale e restano, tra l’altro, le parole dettate dal insigne Prof. Filippo Grispigni, dell’Ateneo romano, a conclusione dello studio licenziato per la prestigiosa Scuola Positiva - Rivista di criminologia e diritto criminale, sulla colpa nella ricostruzione del Prof. Francesco Alimena: «nell’eminente giovane penalista ritroviamo quella sensibilità fine e delicata di Suo padre, Bernardino Alimena (uomo a noi particolarmente caro), accresciuta però di maggiore penetrazione e vigoria di argomentazione».
Le sue opere principali sono: Se l'azione penale possa concepirsi come un'attività obbligatoria dello stato, Città di Castello, 1928; La questione dei mezzi inidonei nel tentativo: contributo alla teoria del conato criminoso, Roma, 1930; Osservazioni sulla distinzione del diritto in pubblico e privato, Roma, 1931; Intorno al reato d'inosservanza del regolamento collettivo di lavoro (art. 509 Cod. pen.), Rocca S. Casciano, 1932; Accertamento delle contravvenzioni per l'igiene del lavoro e competenza della polizia giudiziaria, Rocca S. Casciano, 1933; Il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni ed il taglio dei fili della conduttura elettrica, Roma, 1934; Premeditazione e vizio parziale di mente: conciliabilità, Roma, 1935; Illecita obbiettiva e punibilità, Padova, 1935; In tema di simulazione di reato di calunnia e di frode processuale, Torino, 1935; I rapporti tra la premeditazione ed il vizio parziale di mente, Roma, 1935; Il suicidio nelle assicurazioni sulla vita, Roma, 1935; L'attività esecutiva nel tentativo, Roma, 1936; Illeicità obiettiva e punibilità, Padova, 1935; Appunti di teoria generale del reato, Milano, 1938; Atti idonei nel delitto di estorsione, Roma, 1938; Le condizioni di punibilità, Milano, 1938; Il concetto unitario del reato colposo, Padova, 1939; La dichiarazione di fallimento come condizione di punibilità nei reati di bancarotta, Padova, 1939; L' elemento psicologico nelle contravvenzioni, Milano, 1939; La colpa nella teoria generale del reato, Palermo, 1947; Il problema della corte di assise, Napoli, 1949.